Task force per la fase 2, un invito alla trasparenza

Istituito il comitato che dovrà elaborare le proposte per la ripresa. Nella confusione dell’ennesima struttura creata ad hoc per gestire l’emergenza, è necessario fare chiarezza. Cominciando dalla pubblicazione dei verbali degli incontri della task force fase 2.

Mercoledì 15 Aprile 2020 | POTERE POLITICO

Il 10 aprile un decreto del presidente del consiglio Giuseppe Conte ha creato una nuova task force, con diversi esponenti del mondo economico, accademico, sociale e produttivo. A Vittorio Colao, ex dirigente d’azienda, l’incarico di guidare il comitato che avrà un ruolo centrale per coordinare la cosiddetta “fase 2”.

Si tratta quindi dell’ennesima struttura chiamata a giocare la complessa partita per la gestione di questa crisi sanitaria ed economica. Oltre ad entità pre esistenti, come governo, protezione civile, ministero delle salute e istituto superiore della sanità, solo per elencarne alcune, sono infatti emersi numerosi comitati ed organi creati ad hoc: dal comitato tecnico scientifico istituito da Borrelli, alla task force della ministra Pisano, passando per la struttura di sostegno del commissario straordinario Arcuri.

E mentre il parlamento è ormai evidentemente fuori dai giochi, diventa lecito domandarsi se il governo, come organo collegiale, non sia destinato alla stessa sorte.

Nella confusione generale di ricostruire questa complessa mappa, è infatti giusto chiedersi chi avrà il potere decisionale. La risposta a questa domanda sembra indicare proprio la task force guidata da Colao. Al suo interno infatti figurano anche il capo della protezione civile Borrelli e il commissario straordinario Arcuri. In aggiunta alla struttura viene chiesto di operare in coordinamento con il comitato tecnico scientifico della protezione civile.

A Colao (@vitt61) chiediamo la pubblicazione dei verbali di tutti gli incontri della task force.
Proprio per questo motivo chiediamo a Colao uno sforzo concreto nella direzione della trasparenza. Mantenere riservati i lavori del comitato non è un’opzione percorribile, e sollecitiamo quindi la pubblicazione dei verbali delle riunioni. È necessario rendicontare in maniera puntuale e dettagliata quali sono le decisioni prese.

La gestione della ripresa
Come abbiamo avuto modo di raccontare in queste settimane, uno dei temi che sta emergendo in maniera abbastanza chiara, è la complessa ricostruzione della catena di comando per la gestione dell’emergenza Coronavirus.

Dalla dichiarazione dello stato di emergenza in poi numerosi attori sono stati chiamati a intervenire come soggetti attuatori affianco del governo e della protezione civile: ministero della salute, l’amministratore delegato di Consip, il commissario straordinario Arcuri e le regioni.

Atti coronavirus
Vedi l’elenco completo.

Sono quasi 200 gli atti che sono stati presi in questo periodo, per un quadro normativo che proprio in questi giorni sta raggiungendo un momento topico. Per l’inizio di maggio è infatti previsto l’inizio della cosiddetta fase 2, momento in cui finirà il lockdown completo. Per guidare questa fase il 10 aprile Giuseppe Conte ha istituito una specifica task force. Il Comitato avrà il compito di elaborare e proporre misure necessarie a fronteggiare l’emergenza, per una ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive.

Il monitoraggio degli atti Coronavirus
Numero di atti per istituzione proponente

(ultimo aggiornamento: martedì 14 Aprile 2020)

Il comitato di esperti in materia economica e sociale è composto da 17 membri nominati, ed è presieduta da Vittorio Colao, dirigente d’azienda che tra le altre cose ha guidato Vodafone dal 2008 al 2018. Al comitato, di cui fanno parte accademici, dirigenti pubblici, revisori, avvocati, sono affiancati anche il commissario straordinario per l’emergenza Covid19 nominato dal governo, Domenico Arcuri, e il capo della protezione civile Angelo Borrelli.

Non è chiaro quali poteri avrà il comitato, e come si relazionerà con le altre numerose task force già create

Si tratta quindi dell’ennesima struttura ad hoc creata dalle istituzioni per la gestione dell’emergenza. I suoi componenti si uniscono alle decine di persone già chiamate in causa da presidenza del consiglio, protezione civile e ministeri vari per affrontare aspetti cruciali di questa crisi sanitaria ed economica. Un quadro che appare sempre più complesso, e che vede la classe politica avere sempre più un ruolo secondario, vista la decisione di favorire maggiormente il coinvolgimento di personalità accademiche ed economiche.

Il tema della trasparenza
Vista la fase molto delicata che il nostro paese si appresta ad iniziare, è chiaro che il comitato avrà un ruolo centrale nelle prossime settimane. Ma come spesso avviene fino ad ora questa importanza non è stata pareggiata da un altrettanto importante sforzo di comunicazione e trasparenza sulle attività del comitato stesso.

L’articolo 3 del decreto firmato da Giuseppe Conte stabilisce l’organizzazione dei lavori del comitato. Si tratta dello snodo principale dell’atto, in cui vengono descritte le modalità di operazione della task force, e soprattutto stabilito il suo funzionamento operativo.

-Il Comitato riferisce costantemente al Presidente del Consiglio dei Ministri, anche inviando relazioni periodiche aventi ad oggetto l’esito dei suoi lavori e le proposte formulate,
-Le deliberazioni del Comitato sono validamente assunte con la presenza, anche in modalità telematica o di videoconferenza, della maggioranza dei componenti,
-Il Presidente può anche convocare riunioni congiunte con il Comitato tecnico scientifico di cui all’articolo 2, comma 1, dell’ordinanza del Capo Dipartimento della protezione civile n. 630 del3 febbraio 2020.
-Delle riunioni del Comitato si redige apposito verbale
-Il Comitato, su proposta del Presidente, può stabilire ulteriori regole per il suo funzionamento
– Art. 3 – Dpcm del 10 aprile 2020
Il comitato dovrà relazionare costantemente il presidente del consiglio dei ministri sulle proprie attività, inviando documenti periodici su quanto fatto. Attività che dovrebbe essere ricostruibile attraverso apposito verbale redatto alla fine di ogni riunione del comitato.

A Colao chiediamo: è stata veramente chiesta riservatezza ai membri del comitato?

Ad oggi però non è chiaro se questi verbali saranno resi pubblici. Anzi, nei primi giorni di attività sembra proprio che si stia scegliendo la via della riservatezza, per una questione di “sicurezza nazionale”. A sostenere questa teoria anche le dichiarazioni di Borrelli in seguito al quotidiano punto stampa della protezione civile.

La task force chiamata a valutare i termini della cosiddetta ‘fase 2’ “sta lavorando con grande impegno, ma non posso dire alcunché sulla riunione di oggi, non sarebbe corretto fare rivelazioni […] la task force farà il suo lavoro e poi sarà il presidente a decidere cosa, quando e come comunicare. Spetterà poi al presidente del Consiglio e al governo assumere le dovute decisioni [..] È giusto che sia così, in gioco ci sono interessi essenziali della nostra collettività ed è giusto che le decisioni siano prese al massimo livello
– Angelo Borrelli, capo della protezione civile, 14 aprile 2020
È evidente però che così non può essere. Proprio per questo motivo chiediamo uno sforzo nella direzione della trasparenza a Vittorio Colao, per rendere aperte tutte le informazioni sulle attività della task force. Soprattutto perché, per il comma 5 dell’articolo 3, il comitato, su proposta del presidente, può stabilire ulteriori regole per il funzionamento del comitato stesso. Sarebbe quindi auspicabile l’introduzione di strumenti che assicurino la pubblicità dei lavori in questa fase molto delicata.

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“Coronavirus, chi decide durante lo stato di emergenza”
Come abbiamo già avuto modo di raccontare, una delle principali sfide in questo momento è quella dell’accountability. Molti attori sono infatti coinvolti nella gestione dell’emergenza, e proprio per non perdere i molti pezzi che compongono questo puzzle è necessaria piena trasparenza. Un’esigenza anche perché, trovandoci in uno stato d’emergenza, sono molte le decisioni che possono essere prese fuori dagli abituali paletti normativi e contabili.

Il comitato tecnico-scientifico della protezione civile
Il comitato di esperti in materia economica e sociale opererà in coordinamento con un altro comitato, quello tecnico e scientifico istituito presso la protezione civile a inizio febbraio. Quest’ultimo sta giocando un ruolo fondamentale nel seguire la protezione civile nella gestione dell’emergenza su base quotidiana.

Ma dell’immenso lavoro svolto dal comitato non c’è traccia. Passati ormai oltre 2 mesi dalla sua costituzione, non è stato possibile infatti ancora ricostruire la sua composizione esatta. Oltre ai membri di diritto elencati nel decreto che ha istituto il comitato, il capo della protezione civile può invitare a partecipare alle riunioni qualificati esperti del settore, tenuto conto delle specifiche esigenze. Come conseguenze sui media, ma anche nei quotidiani punti stampa della protezione civile, vengono citati membri del comitato scientifico di cui non c’è traccia nel decreto.

Il problema non è tanto nominare nuovi componenti per affrontare meglio la situazione, quanto farlo in maniera non trasparente. Questo è dovuto soprattutto al fatto che non sono disponibili i verbali delle riunioni, e quindi non è dovuto sapere chi partecipa agli incontri del comitato tecnico-scientifico.

I verbali del comitato tecnico scientifico vengono utilizzati come base per gli atti normativi Covid19: perché quindi non vengono resi pubblici?

La non pubblicazione di questi documenti crea numerose questioni, non solo collegate alla composizione del comitato. I verbali delle riunioni del comitato tecnico scientifico sono atti molto importanti che devono essere accessibili a tutti. Non solo per una questione di trasparenza, ma anche perché sono alla base della normativa che sta gestendo questa crisi sanitaria.

Proprio nel preambolo del decreto firmato da Conte che ha costituito la task force per la fase 2, viene citato il verbale n.49 della riunione che si è svolta il 9 aprile scorso. I verbali vengono utilizzati nella stesura dei più importanti atti adottati in queste settimane, ma al tempo stesso non sono di dominio pubblico.

La chiarezza del processo e il ruolo del governo
La dichiarazione dello stato di emergenza ha rivoluzionato la catena di comando nel nostro paese. Com’è normale che sia, un periodo eccezionale come quello che stiamo vivendo necessita di regole ad hoc e fuori dalla norma.

Due elementi in questo contesto sembrano emergere in maniera chiara. Il primo è che sono molto poche le informazioni pubblicate sulle strutture chiamate ad avere un ruolo in questa emergenza: dal comitato tecnico scientifico alla neo nata task force per la fase 2. In secondo luogo la crescente centralità di figure e personalità non politiche nella catena di comando, quelle cioè che compongono le diverse entità viste fino ad ora.

Con manager e accademici chiamati a prendere le decisioni: a chi verranno attribuite le responsabilità politiche per questa fase?

Mentre quindi il parlamento sta avendo un ruolo secondario, constatazione che di per sé purtroppo non rappresenta una novità, anche il governo come organo collegiale sembra avere lo stesso destino. Il continuo ricorso a comitati e task force non aiuta la comprensione delle decisioni, soprattutto se, come visto, la trasparenza sulle loro attività è pari a zero. Questo è problematico anche perché renderà più difficile attribuire responsabilità politiche per le decisioni prese.

Si stanno quindi affrontando percorsi decisionali nuovi, e a pagarne le conseguenze è proprio la comprensione del processo. È quindi necessaria una maggiore e migliore trasparenza nelle prossime settimane e mesi.

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